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Il tifo da stadio è l’ultima militanza? Incontro a Latina

L’appuntamento il 14 ottobre segna anche la nascita di un circolo culturale

LATINA – “Morto Dio, svuotate le ideologie, scomparsa la morale, picconata la famiglia, dimenticata la patria, che cosa rimane all’uomo contemporaneo in cui credere? Per non morire di individualismo, per rifiutare il solo criterio dell’utile e del calcolo? La risposta è semplice: il tifo. Il tifo è l’ultima grande narrazione collettiva rimasta: una fede laica, irrazionale. I tifosi sono militanti di partiti che non esistono più, superati dalla storia e dal calcio stesso. E noi tifiamo disperatamente anche perché è l’ultimo gesto improduttivo e ribelle che ci resta” (Dalla rivista “Contrasti”).

È dunque quella del tifo da stadio l’ultima forma di militanza di massa rimasta? Perché ha così successo e coinvolge? Di questo vogliono discutere gli organizzatori dell’incontro “L’ultima militanza? Il movimento ultras e il tifo organizzato, origini e sviluppo in Italia e in Europa” che avrà luogo sabato 14 ottobre alle ore 18:00 a Latina presso il “Geena” di via Custoza 2. All’evento parteciperanno Fabio Milazzo, ricercatore e saggista, autore del libro “Il tifo violento in Italia. Teppismo calcistico e ordine pubblico negli stadi (1947-2020)” (Franco Angeli Editore) e Andrea Antonioli direttore della rivista “Contrasti”, tra le più accreditate nella narrazione dei fenomeni sociali legati allo sport e in modo particolare al tifo calcistico.

L’appuntamento segna anche la nascita di un circolo culturale promosso da un gruppo di amici impegnati in diversi ambiti sociali, tra i quali il consigliere comunale Leonardo Majocchi, l’editore Dario Petti e il sindacalista Filippo Vaccaro, che così presentano il nuovo sodalizio: “Vecchio Stampo è un gruppo informale di produzione ed iniziativa culturale, politica e sociale che vuole rompere il “mainstream” e il “politicamente corretto” che ci circonda. Un gruppo nato dall’esigenza di avere uno strumento, un punto di vista e di intervento nel mondo che è attorno a noi provando ad interrogarsi sulla vita di tutti i giorni, analizzando i fenomeni sociali a trecentosessanta gradi, ponendo questioni spesso fuori dal dibattito politico e con una modalità che non vuole essere ripetitiva, grigia, poco aderente alla realtà e rinchiusa in una bolla, bensì terribilmente popolare come nella migliore tradizione delle organizzazioni di massa del ‘900. Vecchio Stampo ha l’ambizione di parlare tanto ai reparti degli ospedali quanto alle curve degli stadi, dei luoghi che ci circondano e delle cose che non vediamo, per combattere la solitudine e la frammentazione a favore della coesione sociale, per riscoprire quel calore comunitario che un tempo caratterizzava la vita”.

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