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miticoltura

Reti di plastica nel Golfo di Gaeta, Adriano Madonna: “Si ricominci ad utilizzare lo strame”

Dopo l'inchiesta per reati ambientali che ha coinvolto 18 persone, l'allarme del biologo marino

GAETA – Un’inchiesta ha messo sotto accusa per reati ambientali, continuati e in concorso, 18 persone tra titolari delle concessioni di mitili che si trovano nel Golfo di Gaeta e lavoratori. Lì, su una superficie enorme, di 750.000 metri quadrati di mare, per anni sono stati rilasciati i retini di plastica che servono per far crescere le cozze e gli altri militi, con conseguenze certamente pesanti per il mare. Questi rifiuti hanno raggiunto le spiagge, si sono impigliati nelle reti dei pescatori, sono stati mangiati dai pesci o galleggiano indistruttibili nelle acque. E, con tutto quello che si sa oggi sugli effetti nefasti delle plastiche in  mare, la situazione preoccupa. Eppure c’è una soluzione proprio a portata di Sud Pontino, come ci racconta Adriano Madonna biologo Marino di Gaeta e fotosub.

“Basta guardare a quello che si faceva solo alcuni decenni fa nel Golfo di Gaeta dove c’era un’economia legata allo strame (l’erba spontanea che falciata e seccata può essere intrecciata e lavorata per diversi scopi). Allora la miticoltura si faceva con questo materiale naturale, completamente biodegradabile. Basterebbe ripartire da lì”, spiega  Madonna.

Ne abbiamo parlato con lui su Radio Luna

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