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l'inchiesta

Pratiche veloci alla Camera di Commercio, solo un funzionario ammette la corruzione: “Prendevo soldi”

Di Stefano gha risposto alle domande del Gip Cario, Luciano si è avvalso della facoltà di non rispondere

LATINA – Prime ammissioni da parte di uno dei due indagati arrestati mercoledì per corruzione continuata nell’inchiesta della Guardia di Finanza di Latina che ha fatto luce su un sistema di mazzette alla Camera di Commercio di Latina. I due funzionari, accompagnati dai rispettivi legali, hanno lasciato il domicilio dove si trovano in custodia cautelare e hanno raggiunto venerdì il Tribunale di Latina per l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip Giuseppe Cario che ha firmato l’ordinanza disponendo la misura cautelare chiesta dalla Procura della Repubblica di Latina. Le linee difensive sono state opposte.

Giuseppe Luciano, 63 anni, addetto all’Ufficio Registro delle Imprese Servizi Innovativi e Spid, accusato di essere il curatore delle pratiche veloci per le quali veniva stabilita una tariffa suppletiva rispetto a quella ordinaria dovuta all’ente camerale, ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere. Tra le accuse per lui anche quella di truffa aggravata in relazione  a false attestazioni di presenza in servizio.

Ammissioni sono invece arrivate dal collega  Andrea Di Stefano, 51 anni che è accusato di essere il procacciatore dei clienti. L’uomo ha risposto alle domande del giudice e nel corso del colloquio ha ammesso di aver preso soldi dai clienti con i quali pattuiva  il sovraprezzo per la velocizzazione delle pratiche e dunque confermando le condotte illecite che gli vengono contestate.

Il periodo di indagine è a cavallo tra il 2021 e il 2023.

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