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cronaca

Aziende pontine dei rifiuti finiscono nell’operazione della Dda “Una goccia nel deserto”

Ai domiciliari l'imprenditore Traversa di Cisterna che precisa: "Estraneo ai fatti"

LATINA – Ci sono anche aziende pontine coinvolte nell’operazione “Una goccia nel deserto” della Dda di Roma sul traffico illecito di rifiuti, traffico illecito transfrontaliero di rifiuti, smaltimento illecito di rifiuti, sostituzione di persona e trasferimento fraudolento di valori con un’operazione condotta dalla Squadra mobile e dal Nucleo investigativo di polizia ambientale agroalimentare e forestale di Frosinone.

Nove persone residenti tra il Lazio, la Campania e il Friuli Venezia Giulia, sono finite agli arresti domiciliari mentre quattro società e circa due milioni e mezzo di euro tra contanti e rapporti finanziari sono stati sequestrati.

L’indagine trae origine dagli accertamenti di un incendio divampato il 23 giugno 2019 all’interno dell’impianto di rifiuti nell’area industriale di Frosinone. Dall’indagine è emersa una forte e stabile collaborazione tra gli amministratori occulti dell’impianto andato distrutto, le varie società campane che conferivano i rifiuti e i gestori dei tanti siti di smaltimento e recupero finale degli stessi. Un imprenditore frusinate e i suoi collaboratori, attraverso diverse società di intermediazione campane, era riuscito ad accettare dalla Campania ingenti quantità di rifiuti che invece, dovevano essere lavorati in quella regione.

In definitiva i rifiuti provenienti dalla Campania, da qualificarsi come “urbani” nonostante il cambio del codice identificativo, transitavano con semplici operazioni di stoccaggio, senza dunque alcun trattamento presso l’impianto di Frosinone, al fine di farne perdere le tracce; da qui venivano poi trasportati in altro impianto a Cisterna di Latina e infine, senza ulteriore trattamento, smaltiti come scarti di lavorazione presso una discarica di Colleferro.

Tre le società pontine finite nell’ordinanza firmata dal gip, oltre a quella di Cisterna ci sono anche due aziende di Sermoneta che, secondo l’indagine, tra il febbraio 2020 e il maggio 2021, hanno conferito in Friuli, un ingente quantitativo di rifiuti misti classificandoli falsamente e cambiando il codice: 53 scarichi in un anno e mezzo, per un totale di oltre 1300 tonnellate di rifiuti al prezzo di 140 euro a tonnellata e un importo di 193mila euro.

Ai domiciliari, finiscono Marcello Perfili di Castro dei Volsci e il socio napoletano Antonio Annunziata, la moglie Maria Aliperti, gli intermediari Luana Troiano, Luigi Verrone, Andrea Papais, dipendente della ditta Boz Sei srl, Paolo Vannuccini, collaboratore di Perfili, e Scilla Gaetani, dipendente della Ital Green. Infine, sempre ai domiciliari, anche Riccardo Traversa, di Cisterna che in una nota precisa: “Ribadiamo con forza che la nostra Azienda e l’amministratore unico, Riccardo Traversa, hanno sempre operato nel pieno rispetto delle regole e delle norme vigenti. Ci viene addebitata la gestione non corretta di un rifiuto, prodotto da un’azienda di Frosinone nel 2019. Non comprendiamo i motivi del nostro coinvolgimento e confidiamo di poter chiarire il nostro operato al più presto, dimostrando la nostra lontananza dai fatti contestati. Refecta opera da oltre 20 anni nel settore della gestione dei rifiuti, seguendo procedure e standard che ci hanno permesso di ottenere importanti certificazioni come la Registrazione EMAS e l’iscrizione nella “white list” della Prefettura. Perseguiamo obiettivi di sensibilizzazione sulle buone pratiche per il riciclo dei rifiuti e l’economia circolare, anche attraverso campagne informative nelle scuole. Attualmente, impieghiamo oltre 100 operatori, e siamo costantemente ingaggiati in attività di ricerca e sviluppo in tutta Europa, generando investimenti per il recupero di materie prime seconde ed energia dai rifiuti”.

Sequestrati beni a tutti gli indagati.

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