LATINA – “La rete trasfusionale della regione Lazio è in fase di riorganizzazione, ma c’è il rischio che ne esca una meno funzionale di quella in essere, tra l’altro, a totale discapito della nostra provincia”. Lo spiegano i consiglieri comunali Dino Iavarone e Francesca Pagano.
“Stiamo parlando di un settore delicatissimo della sanità pubblica dove attualmente eccelle la struttura di Latina, che, non solo è autosufficiente, ma contribuisce significativamente alle carenze perenni di raccolta sangue delle altre province del Lazio e sopratutto di Roma.
Sembra che la proposta preveda l’assegnazione della direzione della Macroarea al policlinico di Tor Vergata, relegando il S.M. Goretti di Latina ad un ruolo secondario, nonostante abbia storicamente tutti i requisiti per svolgere il ruolo direzionale.
Ciò che sarebbe inaccettabile è quello che potrebbe succedere a seguito di una tale evenienza, ovvero che il sangue raccolto e lavorato a Latina, andrebbe trasferito al policlinico di Tor Vergata che ne avrebbe la gestione; praticamente da una condizione di autosufficienza, la provincia di Latina si troverebbe a dover essere messa in coda rispetto alle esigenze dell’area romana cronicamente in deficit di raccolta.
Sono convinto che i rappresentanti istituzionali abbiano, fra gli altri, un dovere: quando esiste un’eccellenza sul territorio, va difesa! E questo è il caso della struttura trasfusionale di Latina.
A tal proposito abbiamo già interessato i rappresentanti regionali della nostra provincia, ed intendiamo coinvolgere anche l’Amministrazione Comunale, affinché venga tutelata la salute delle migliaia di cittadini che, in maniera continua o solo temporanea necessitano di trasfusioni; solo per citarne alcuni: i talassemici, gli oncologici, gli oncoematologici, i trapiantati d’organo e di midollo osseo, i politraumatizzati e i pazienti dei dipartimenti di emergenza, quelli sottoposti ad interventi chirurgici, gli anziani affetti da malattie multiple e invalidanti, e quelli che fanno terapie trasfusionali domiciliarie.
Senza dimenticare che un tale riassetto comporterebbe la chiusura dell’Officina Trasfusionale di Latina con la conseguente perdita del patrimonio umano e qualitativo conquistato negli anni, grazie al lavoro svolto dal nostro territorio nel settore e avrebbe altresì conseguenze negative sulle associazioni di volontariato operanti per conto della Asl di Latina nella raccolta del sangue e delle emocomponenti”.