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campioni di Latino

Anche il Pacifici-De Magistris di Sezze al Certamen Ciceronianum di Arpino

Tra i 238 studenti partecipanti c'era il pontino Vincenzo Recine

SEZZE – C’era anche il Liceo Classico “Pacifici e de Magistris” di Sezze a rappresentare l’Italia nel certamen internazionale più antico e più famoso al mondo, il Certamen Ciceronianum Arpinas che si è svolto nella città di nascita del grande oratore. La XLII edizione ha visto la partecipazione di quindici paesi del mondo per un totale di 238 studenti e sessanta docenti. L’ISISS di Sezze non poteva che essere rappresentato da Vincenzo Recine, studente del II Liceo Classico, recente vincitore del primo premio al Certamen Nazionale Liviano 2023.

“L’ambìto primo premio del Ciceronianum è andato alla Germania (e precisamente a George Löhnig dell’ Albertus-Magnus-Gymnasium di Regensburg ndr), ma la comunità scolastica setina è comunque orgogliosa per aver avuto la possibilità di essere stata rappresentata dal suo giovane studente all’interno di un evento di così vasta visibilità a livello internazionale – sottolinea la professoressa Silvia Mattei, docente nella scuola guidata dalla dirigente scolastica Rossella Marra – Infatti è importante ricordare che il Certamen Ciceroniano Arpinas non è solo una gara di traduzione di un brano di Cicerone dal latino alla lingua madre, ma è anche l’insieme di diverse esperienze di carattere artistico, storico e relazionale: è un momento in cui ragazzi della stessa età e provenienti da diverse parti del mondo, non solo competono in bravura, ma si confrontano nelle diverse culture nei limiti delle varie lingue che vengono infranti proprio dalla buona conoscenza del latino”.

La particolarità dell’evento sta anche nel fatto che nelle giornate di concorso (quest’anno dal 4 al 7 maggio) studenti russi, polacchi, sloveni parlano tra di loro in lingua latina essendo l’unica che tutti comprendono. “Quello che avviene durante questo tipo di eventi deve far riflettere soprattutto quanti ancora perseverano nel ritenere inutile lo studio della lingua latina e si ostinano pertanto a definirla una lingua morta”, conclude la professoressa  Mattei.

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