Luna Tira l’Arte intervista i Verrospia, gruppo reggae di Latina attivo da quasi 20 anni. Carpaman, voce del gruppo, ha accettato di scambiare con noi quattro chiacchiere sui nuovi progetti e sul messaggio di pace che si cela dietro i brani della band.
La formazione, che conta ben 9 elementi, è attiva dal 2002 e vanta numerose esibizioni, alcune anche su palchi prestigiosi come quello del Rototom Sunsplash.
Il loro ultimo lavoro “Unica Radice“, prodotto dall’etichetta La Grande Onda di Piotta, è stato seguito dal singolo “Tutti Fuori“. Carpaman si racconta in questa intervista e ci svela alcuni retroscena.
Il vostro ultimo album si chiama “Unica radice”, e credo che questa espressione riassuma un pò il vostro essere: cosa significa esattamente per voi avere un’ “unica radice”?
Siamo una sola specie e non tante razze, nonostante le differenze esistano e possano condizionarci siamo tutti in cammino, tanti percorsi ma una sola meta.
Per noi Unica radice è l’essenza dell’umanità, anche se spesso come esseri umani ce ne dimentichiamo, chiusi nelle nostre convinzioni e nei nostri limiti mentali e territoriali.
Il vostro gruppo è molto vario, conta ben 9 elementi. ma come erano i “primi” Verrospia? Come si è arricchita la vostra formazione nel tempo?
Siamo e resteremo sempre una band numerosa, di fatto abbiamo cominciato che eravamo già in sette e per il futuro non ci poniamo limiti (ride ndr). All’inizio eravamo batteria, basso, chitarra, tastiera, due sax e la voce, si provava nell’umido di un garage adibito a sala prove, come nei cliché più abusati delle band alle prime armi. Ultimamente si è aggiunta una seconda voce e le percussioni, che hanno impreziosito gli arrangiamenti e la dimensione live alla quale siamo sempre molto legati.
C’è un brano, o più di uno, a cui siete particolarmente affezionati? Ed un brano a cui la gente reagisce particolarmente bene?
Per me che li canto, ogni brano rappresenta un pezzettino della mia personalità. Se penso all’ultimo album sicuramente Unica radice e Quando sarà, sono quelli che sento ora più vicini. Mentre per il pubblico è senza ombra di dubbio Sotto il sole, che con la sua semplicità arriva a tutti e lo cantano già dal primo ritornello.
Siete ormai sulla scena musicale da tanti anni, ed avete cantato in tantissimi posti: come è stata la vostra prima esibizione come Verrospia?
Il primo locale a darci fiducia e’ stato l’Heaven pub di Latina. Era un giorno di novembre (2002), stretti stretti su un palco piccolino, con la bellezza di un pubblico ad un passo da noi e tanta voglia di divertirsi. Chi se lo dimentica! Eravamo vestiti male, cravatte dall’indubbio gusto e circa 20 anni di meno.
Sappiamo che avete parecchi inediti in cantiere, che ogni tanto proponete durante i vostri concerti… c’è un nuovo album all’orizzonte?
In effetti Tutti fuori, che è il nostro ultimo singolo pubblicato, non è l’unica novità dopo l’album Unica Radice, abbiamo un cantiere sempre aperto, idee che riempiono cassetti e demo che intasano i nostri hard disk che, piano piano, vedranno la luce. Chissà se saranno racchiusi in un solo album o meno.
Avete condiviso palchi con tanti giganti della musica reggae… avete suonato anche al famoso Rototom Sunsplash! C’è qualcosa che vi ha colpito di questi artisti, o un insegnamento particolare che avete tratto vedendoli sul palco?
Una cosa che ho imparato da alcuni artisti è che nel momento in cui sali su un palco e fai quello che ti piace per davvero, improvvisamente tutto sembra più semplice e leggero. Ti liberi da quella smania di dover piacere per forza al pubblico. L’esigenza è solo quella di suonare e farlo con il cuore e non importa se si arriva a 10, 100 o 1000 persone. Potrei farti diversi nomi, ma ti dirò solo che i grandi artisti riescono a farlo e per noi rimane una lezione importante.
I vostri brani sono molto profondi e ricchi di significato. Come funziona esattamente il vostro processo creativo? I Verrospia iniziano prima dai testi o dalla musica?
In realtà non esiste una regola, la scrittura e’ un processo personale. Spesso parto da una buona base, un giro di basso, un semplice riff può farti accendere l’immaginazione. La maggior parte delle volte scrivo con in mente già una melodia, alla ricerca delle parole, a volte la frase giusta viene fuori spontaneamente in poco tempo, altre volte richiede una ricerca che dura più a lungo.
Anche se il mondo del reggae è cambiato nel tempo, avvicinandosi a sonorità sempre più elettroniche, voi mantenete una forte impronta “roots”. Cosa pensate dei nuovi artisti reggae della scena mondiale?
Partiamo dal presupposto che mantenere un’impronta roots non è una scelta studiata a tavolino. Non escludiamo future contaminazioni, magari, verso il funk. Sicuramente il sound dei Verrospia, definito oggi “new roots”, è dettato soprattutto dal semplice fatto che è la band che suona, per questo è difficile trovare sfumature elettroniche. Non ti nascondo che però ci stiamo divertendo con alcuni amici producer e magari uscirà qualcosa di diverso. Non resta che seguirci sul nostro canale Spotify. Per quel che riguarda le nuove generazioni, parlando del reggae made in italy, sicuramente l’esempio di Alborosie li ha spinti verso un linguaggio più internazionale che raramente però poi trova riscontro da parte del pubblico, sia italiano che non.
E all’infuori del reggae? Avete artisti che vi hanno particolarmente ispirato durante il vostro cammino?
Io vengo dal blues, dal soul e dal funk, ma ho ascoltato molta musica italiana. Posso dirti che però ricordo perfettamente il giorno in cui il primo CD reggae entrò in casa mia, Kaya di Bob Marley, era il 91 e da li, per me, è cominciato tutto il viaggio. Le esperienze di ascolto del gruppo sono assolutamente diverse e a volte totalmente distanti tra loro, una sorta di calderone in cui bollono tutti i generi. ma nonostante questo, ognuno di noi sul suo cammino ha incrociato in qualche modo la via del reggae.
Avete nuove date live all’orizzonte, dove i vostri fan potranno ascoltarvi?
L’estate ormai è alle porte e le feste saranno molte, il consiglio è quello di seguire la pagina Verrospia su facebook che verrà aggiornata di volta in volta.
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Foto nell’articolo: Umbi Meschini Photography