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OMICIDIO NELLA VETRERIA
Doppia impronta sull’arma del delitto

Il Tribunale di Latina

Il Tribunale di Latina

LATINA– C’è una doppia impronta sull’arma del delitto: sia quella della vittima che quella dell’imputato, è quello che è emerso oggi in Corte d’Assise a Latina nel corso del processo che vede sul banco degli imputati Mohamed Hamida ritenuto l’autore dell’omicidio di Husemme Imbahrki, il giovane tunisino trovato morto il primo novembre scorso all’interno dei locali dell’ex Vetreria Laziale, la fabbrica abbandonata di via Piave, nella periferia del capoluogo. L’episodio era avvenuto nel novembre del 2011. La vittima era stata ritrovata con diverse ferite ai fianchi, al torace e alla tempia. Il giovane che prima di scappare aveva chiamato i soccorsi subito dopo l’arresto aveva confessato tutto. Oggi in aula sono stati ascoltati alcuni agenti, tra cui un poliziotto della Scientifica e un investigatore della Criminalpool. Sul coltello sono state trovate sia le tracce dell’assassino che della vittima e questo darebbe corpo alla tesi difensiva e cioè che l’imputato ha disarmato la vittima per legittima difesa.

 

 

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