LATINA – Si è svolto oggi, lunedì 22 novembre, presso la sede della Federlazio di Latina, il secondo incontro del Patto integrato per lo sviluppo con i rappresentanti territoriali in seno alla Regione Lazio e alla Provincia di Latina. Era presente l’Assessore regionale al Turismo Stefano Zappalà.
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“Il 28 giugno 2010 le associazioni di categoria CNA, Confagricoltura, Confartigianato, Confcooperative, Confesercenti, Federlazio e Legacoop, le organizzazioni sindacali CGIL, CISL, UIL e UGL, l’Ordine dei Dottori commercialisti ed esperti contabili e l’Ordine dei Consulenti del lavoro, il Polo per la Mobilità Sostenibile – POMOS – di Cisterna del Dipartimento DIET dell’Università La Sapienza di Roma” ha introdotto il Responsabile delle Relazioni Industriali di Federlazio Saverio Motolese “hanno sottoscritto un Patto integrato per lo sviluppo.
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In linea con quanto sta avvenendo anche a livello nazionale con, ad esempio, la nascita di Rete Impresa Italia, i diversi soggetti economici hanno scelto di rispondere alla crisi con il rafforzamento della loro integrazione.
Sono state individuate, in un percorso condiviso, le linee programmatiche ritenute prioritarie per lo sviluppo economico del territorio della provincia di Latina.
Tra queste, attraverso la predisposizione di veri e propri tavoli di lavoro specifici che hanno visto impegnati tutti i soggetti sottoscrittori, si è giunti alla definizione di tre proposte programmatiche da sottoporre alle principali istituzioni territoriali.
La scelta condivisa è stata quella di orientare il lavoro sull’individuazione di alcune progettualità concrete e immediatamente realizzabili per iniziare a costruire un processo di ripresa economica realizzabile”.
“Il Patto” ha concluso Motolese “proseguirà la sua azione di proposta e di monitoraggio di quanto porteranno avanti i diversi rappresentanti istituzionali, certo che l’integrazione tra forze economiche e sociali diverse sia l’unica strada percorribile per dare al nostro territorio uno sviluppo reale”.
Sono entrati nel merito delle proposte:
CREDITO: Massimo Mastrogiacomo, Presidente Ordine Dottori Commercialisti
Il tema di un migliore e più facile accesso al credito in una fase congiunturale così pesante resta prioritario e trasversale a tutti gli altri interventi di sostegno alle imprese.
L’effetto di maggior peso è attualmente quello della scarsezza delle risorse finanziarie e della riduzione dei flussi di liquidità, che determinano una generale immobilizzazione dei mezzi economici. Per riattivare il circuito è necessaria l’immissione di liquidità a favore d’entità in crisi ma che mostrino segnali di ripresa o comunque una positiva prospettiva di mercato. Pensiamo quindi che sia necessario sostenere le operazioni di ristrutturazione. Va in questa direzione la versione definitiva dell’art. 48 del DL 78/2010, convertito nella L.122/2010, che contiene importanti disposizioni orientate ad agevolare l’ottenimento di nuova finanza da parte proprio delle imprese in crisi. Chiediamo dunque alle istituzioni di sostenerci nelle azioni di stimolo nei confronti degli istituti di credito affinché utilizzino questo nuovo e importantissimo strumento.
Chiediamo inoltre di procedere con la ricapitalizzazione dei Confidi, enti di assoluta importanza. Da quando la crisi si è affacciata nel panorama internazionale e nazionale, infatti, tutti hanno sottolineato in modi diversi ma sostanzialmente unanimi il ruolo essenziale di intermediazione assunto dai consorzi di garanzia fidi tra istituti di credito e imprese.
Rinnoviamo, infine ed in particolare alla Regione Lazio, la necessità di dare una maggiore operatività alla BIL che auspichiamo diventi sempre più un punto di riferimento concreto per i Consorzi e le associazioni di categoria.
Salvatore d’Incertopade, Segretario Generale CGIL: SVILUPPO E LAVORO
La crisi continua a ferire l’economia reale del nostro territorio. Imprese e lavoratori combattono ancora quotidianamente con casse integrazioni, mobilità e ammortizzatori sociali. Senza un adeguato sostegno alle aziende in crisi il sistema del lavoro rischia di subire danni profondi e strutturali. A ciò si deve accompagnare un insieme integrato di interventi per sostenere e favorire crescita e sviluppo.
Ecco perché il Patto ha deciso di muoversi in due direzioni.
La prima, con la costruzione di un pacchetto di proposte che sostenga i processi di ristrutturazione e riconversione delle aziende in crisi e dell’indotto specializzato, e dall’altro sostenga e favorisca la diffusione di processi di innovazione nelle imprese.
La seconda, la definizione di progetti di riqualificazione produttiva e imprenditoriale dei siti dismessi.
Per quanto riguarda il primo punto, il Patto ha individuato quattro azioni prioritarie riguardanti credito, finanza agevolata, formazione, innovazione e ricerca.
Per sostenere adeguatamente il rilancio delle aziende in crisi, ed in particolare dell’indotto specializzato, occorre individuare un pacchetto di misure finalizzate a sostenere i processi di ristrutturazione e riconversione in altri settori produttivi.
A tal proposito il Patto propone, oltre all’individuazione di sostegni finanziari e creditizi specifici, di concentrare gli interventi intorno al tema della stabilizzazione dei lavoratori e della riqualificazione del personale che dovrà riconvertirsi. Occorre prima di tutto uno studio attento dei fabbisogni formativi delle imprese a cui rispondere con interventi mirati.
Sul tema innovazione e ricerca, occorre progettare interventi di sostegno, anche attraverso la creazione di appositi strumenti, agendo su due direttrici: far emergere e sistematizzare la domanda di innovazione di processo e di prodotto delle imprese; favorire il rapporto tra i soggetti della filiera dell’innovazione e, prima di tutto, tra università, ricerca e impresa.
Per quanto concerne invece la riqualificazione dei siti dismessi, il Patto ha trovato una convergenza con quanto stanno portando avanti la Provincia di Latina e l’Università La Sapienza di Roma. E’ necessario infatti procedere ad una mappatura dei siti presenti sul territorio provinciale, della loro situazione giuridica e del loro stato. E’ importante poi dedicare la fase di promozione delle opportunità di investimento ad individuare investitori territoriali, nazionali e internazionali, venendo incontro alle loro esigenze e richieste specifiche. Il Patto si dichiara, dunque, disponibile a sostenere i processi in atto e chiede , inoltre, alle istituzioni di valorizzare il ruolo strategico della formazione e della riqualificazione dei lavoratori anche per catalizzare maggiori fondi e per rendere più appetibile l’investimento complessivo per gli imprenditori che vogliano puntare sul nostro territorio.
Emiliano Scinicariello, Legacoop: TURISMO E PORTUALITA’
Il Patto integrato, riconoscendo unanimemente il proficuo lavoro portato avanti dal tavolo tecnico delle imprese del turismo integrato in seno alla Camera di Commercio e non volendo creare in tal senso errate sovrapposizioni, ha scelto di concentrarsi su due proposte concrete: la riqualificazione del Porto di Gaeta e la realizzazione di quello di Latina.
Per quanto riguarda il Porto di Gaeta, riteniamo occorra muoversi in due direzioni. Innanzitutto verso la valorizzazione della vocazione commerciale all’interno del network di cui fa parte, l’Autorità portuale di Civitavecchia. I lavori attualmente in corso sul “Braccio Salvo D’Acquisto” e sull’area destinata alle movimentazioni ed allo stoccaggio consentiranno al Porto di Gaeta una maggiore competitività nel recepimento delle merci. Riteniamo però essenziale procedere con un investimento ulteriore per incrementare di 2 metri il fondale, portandolo da 10 metri di profondità a 12. Tale variante può generare benefici evidenti in termini di concorrenzialità nei traffici portuali. Basterebbero infatti due metri in più per rendere il Porto di Gaeta concorrenziale rispetto a quello di Civitavecchia rispetto ad una determinata tipologia di navi e cioè in particolare per quelle di stazza media di cui oggi Civitavecchia farebbe a meno, dirottandole verso porti vicini, causa l’attuale saturazione del suo porto commerciale.
L’altra direzione verso cui procedere è quella finalizzata a rendere possibile la convivenza del porto commerciale con quello turistico nella costa di Levante di Gaeta, il cosiddetto “pontile petroli”. In quest’area oggi attraccano e scaricano le petroliere, che rappresentano una grossa insidia per l’area abitata distante poche decine di metri. Occorre una convergenza di volontà politiche, imprenditoriali e sociali affinché il “pontile petroli” sia convertito in approdo turistico, deviando le petroliere nella zona del porto commerciale più distante dal centro abitato. Riteniamo in tal senso essenziale assecondare la naturale e principale vocazione della città, che è indubbiamente quella turistica.
Il Porto di Latina ha già un progetto approvato dal consiglio Comunale in data con la delibera n° 87 del 20/10/2008. E’ stata attivata una conferenza dei servizi che si è riunita ufficialmente per la prima volta il 13 gennaio 2010, prima dunque delle elezioni regionali. La Provincia di Latina ha scelto di inserirlo all’interno del PTPRG, sancendone così l’approvazione definitiva da parte delle istituzioni locali.
Le associazioni datoriali, le forze imprenditoriali, gli ordini professionali e le organizzazioni sindacali si sono strette intorno al progetto, convinti che possa dare un importante impulso allo sviluppo dell’intero territorio provinciale.
Il Patto chiede dunque che la conferenza dei servizi prosegua nella direzione intrapresa, superando gli elementi di criticità di volta in volta individuati al fine di realizzare un progetto che sia compatibile con l’assetto territoriale e che possa realmente promuoverne uno sviluppo sociale ed economico importante.
LE FOTO E LE INTERVISTE SONO STATE REALIZZATE DA FEDERICA REGGIANI